Lascio la Street Photography feat. Fujifilm X-M5

Ho deciso: la street photography non è più un genere fotografico che pratico.

Negli anni, ho capito che questo genere è decisamente quello più discusso. Per alcuni è quello più semplice, per altri è quello più complesso, in assoluto.

Io con la street photography ci sono nato, nell’ormai lontano 2017. In questi anni ho capito che chi dice che è semplice, non ha veramente compreso che cos’è la street photography. Chi dice invece che è difficile, non ha compreso cos’è la fotografia nella sua interezza.

In questi anni ho capito che mi sono rovinato il fegato perché non riuscivo a prendere il momento esatto, perché non trovavo il soggetto giusto, perché non c’era la luce buona.

In questi anni ho speso tanti soldi in viaggi, passando intere giornate con la fotocamera in mano.

In questi anni ho capito che di questi viaggi, pochi me li sono goduti.

Dacché la fotografia era una passione, si è trasformata in un’ossessione, ad oggi è un lavoro.

Ma la street? La street è diventata un pilastro della mia vita, di conseguenza delle recensioni che porto su YouTube, di conseguenza una pressione.

Foto di archivio, Milano 2023

Più passa il tempo e più mi rendo conto che questa pressione è inutile. Nonostante concluda ogni video e ogni newsletter con "Divertitevi", quando faccio street non mi diverto più.

Quando faccio street penso ad una singola parola magica: ✨ content ✨

Prima mi divertivo, uscivano foto che nella mia inesperienza ritenevo carine e poi le andavo a pubblicare su Instagram.

Poi continuavo a divertirmi a scattare in giro e ne parlavo più volte alla settimana su TikTok, con il suo discreto successo.

Poi ho voluto stringere delle collaborazioni con i grandi brand per mostrare la mia street photography su YouTube. Pensavo di divertirmi, che avrei unito la mia passione al lavoro.

Mi sono divertito? Eh, insomma.

Naturalmente ero più concentrato a fare le foto carine e safe per elevare un po’ del mio ego e narcisismo piuttosto che divertirmi.

Divertendomi ho capito che la probabilità di portare delle foto carine ed estetiche sono poche, escono invece tante immagini vuote, poche di quelle sono foto. Ma per un video per YouTube, dove generalmente provo una camera per un mese, ho capito che non posso permettermi di divertirmi.

Se mi diverto, non c’è content. Se non c’è content, non posso parlare della camera.

E allora basta con la street, la faccio fare a chi ha più tempo di me.


Tra le mille uscite, quest’anno André Josellin ha pubblicato un nuovo foto libro, si chiama future nostalgia e io l’ho preso.

Sfogliando queste pagine ho visto esattamente ciò di cui avevo bisogno: frammenti di memoria.

Una stanza d’hotel, un ritratto in una galleria, un auto sotto la golden hour, delle piante. Piccoli frammenti di vita racchiusi in un libro.

Osservando queste pagine, ho capito di cosa aveva bisogno la mia anima, il mio senso della soddisfazione: una nuova camera, un’altra. Però che fosse piccola e leggera.

Ma perché? È una questione di mindset, direbbe qualcuno.

Fare street photography è un’attività che richiede tempo, a volte denaro, tanta pazienza e una visione chiara.

Abitando nella stessa via da 23 anni, percorrendo sempre le stesse strade a Milano, è naturale che dopo una certa quella visione chiara diventi fin troppo chiara da diventare ripetitiva. Insomma, una noia. L’opposto del divertimento.

Negli ultimi mesi ho capito che abbinato al divertimento devo inserire un nuovo termine: l’esperienza.

Foto di archivio, Londra 2023

Secondo me, le fotografie sono replicabili. Con un minimo di ingegno e caparbietà tutti possono fare la stessa identica foto.

Una cosa che nessuno però può replicare è l’esperienza. O meglio, la propria visione dell’esperienza.

Se fare street photography è questione di dedicare parte del proprio tempo esclusivamente alla fotografia che si scatta girando per strada, ciò che ho capito negli ultimi mesi è che è meglio girare per strada, parlare con le persone ed EVENTUALMENTE scattare una fotografia che racconti quel momento.

Se la mia street photography è diventata un foto catalogo di momenti che possono raccontare qualcosa ma non del mio stato animo, dei miei pensieri e delle mie emozioni in quel momento, allora ciò di cui ho bisogno è scattare fotografie più semplici ma che alla domanda "che cos’è successo durante questo scatto?" riesco tranquillamente a rispondere "ah sì, ero con un mio amico e parlavamo della crisi economica del 2008 e nel frattempo ho visto questo scenario estremamente normale".

Probabilmente a livello di immagine cambierà poco o nulla, probabilmente per molti di voi questo video potrebbe essere un giro di parole vuote ma per quanto mi riguarda, questo è il momento in cui posso dire di aver cambiato etichetta alle mie foto.

Ringrazio Fujifilm, il Gruppo TFS e UniversoFoto per avermi mandato in prova questa camera: la nuova Fujifilm X-M5.

Molte inquadrature sono state girate con questa camera, motivo per cui ho scelto questo formato: il 6.2K in Open Gate, a 3:2.

Quindi, parliamo di questa camera, parliamo del design e di come mi sono trovato in queste settimane.

Fujifilm X-M5 si presenta guardandolo dall’alto a sinistra con la ghiera per le pellicole. Inutile, lo sappiamo tutti, andiamo oltre.

Abbiamo la slitta per il flash, la ghiera per le varie modalità, una ghiera personalizzabile che io ho impostato per gli ISO.

Il mirino? Non c’è.

È una grande mancanza? Vi devo dire, all’inizio non pensavo fosse un big deal. Ma usando il mirino come strumento per isolarsi dal resto del mondo, molte volte ho avuto quella muscle memory che mi portava a schiacciare il naso contro lo schermo, soltanto per poi ricordarmi che il mirino non c’era.

Dipende un po’ però da chi siete, cosa fate e le vostre abitudini con le camere.

Sopra abbiamo anche il tasto Q, rec e di scatto. L’interrutore per accendere e spegnere l’ho trovato particolarmente scomodo. Male.

Davanti oltre a una ghiera, non abbiamo nient’altro. Pulitissimo.

Dietro invece tre tasti: drive, riproduzione e AF-ON. Tra questi tasti, abbiamo anche il jack per il microfono. Okay? Non sono tasti, ma sopra abbiamo anche tre microfoni direzionali per quando vlogghiamo. Sì.

Poi, sempre dietro abbiamo un mini-mini-mini-joystick, tasto menù e display/back.

A sinistra è pulito, a destra abbiamo il jack per le cuffie e la porta micro-hdmi.

Sotto, batteria e SD che legge solo le UHS-I.

Per finire, il buco da 1/4 decentrato, che è un po’ tutto il mood di questa camera.

Ha un sensore da 26 megapixel, l’X-Trans CMOS, quello della X-T4 per capirci. Però ha l’X-Processor 5. E quindi? Quindi dovrebbe essere più prestante. È necessario? Insomma.

Il ragionamento che faccio su questa camera è che nonostante si stia portando avanti una narrazione rivolta ai content creator, questa camera non è per content creator.

Questo perché da una parte possiamo registrare in 6.2K in Open Gate a 10 bit 4:2:2, wow. Però la velocità di lettura non è chissà che cosa, meh.

Abbiamo tante funzioni e hardware dedicate alla content creation ma poi il sensore non è stabilizzato se non elettronicamente. Insomma. Perché sì, i vlog a fine 2024 sono pressoché fatti tutti su un supporto fisso, ma se stai in movimento il movimento stesso è fluido, bello, non trema.

È sì leggero, pesa 355 grammi batteria inclusa, però sono le NP-W126S, quelle vecchie insomma. Quindi ce ne sarebbero da portare indietro un paio almeno, se volete vloggarci. Ovviamente ci sta, d’altronde è veramente piccola. Me la sono portata in giro anche tenendola in “pugno”, forse perché ha un grip che non grippa.

Ma allora per chi è questa fotocamera?

Consideriamo innanzitutto esclusivamente il comparto fotografico.

Costa €899. Per una serie di mancanze non la possiamo considerare una fotocamera per chi comincia. E anche per quanto riguarda il prezzo in sè, solo corpo, è un monolocale e mezzo in centro a Milano.

A questo punto quelli rimasti sono quelli che nel settore ci lavorano, ci campano bene e sanno sopperire a certe mancanze.

E vi devo dire, che sia la serie f/2 o f/2.8 del 35mm, 16mm o meglio ancora il 27mm pancake, è veramente compatto, leggero e te la porteresti ovunque con te per fare giusto quelle 10 fotografie di memoria.

In una cultura in contro-evoluzione, quella che si è stufata dello smartphone che ti fa tutto e sta cominciando negli ultimi anni a dedicare il proprio tempo per l’acquisto del vinile, di un taccuino e di una macchina fotografica, questa potrebbe essere una serie candidata, se costasse qualche centinaio di euro in meno.

E secondo me è tutto qui. Costasse 600 euro e facesse esclusivamente foto, togliesse quella maledetta ghiera per le simulazioni pellicola per una customizzabile al 100%, sarebbe mia.

Se me la fai pagare a questo prezzo o anche a 999 euro, allora perdono anche quei millimetri in più per metterci sopra una stabilizzazione meccanica e si può valutare di portarsela dietro come B o C cam. Immaginatela tipo per un camera car, in 6.2K Open Gate. Gasa, vero?

Quindi, basta con la street ed ora è tempo di trovare il giocattolo perfetto per portarmela dietro quando passeggio con amici. Purtroppo, non è la X-M5.

Grazie per aver guardato fino a qui, spero che questo esperimento vi sia piaciuto e ditemi nei commenti cosa ne pensate di quello che ho detto, se sono parole sensate o che non vi hanno preso, vi leggo 👀

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Con questo è tutto, arriva Natale, divertitevi ✌️

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